
Con l’attuale assetto normativo nazionale in materia di commercio e importazione di animali esotici, si è creata una situazione favorevole alla diffusione nei negozi di animali di specie come Trachemys venusta, T. emolli, T. decorata e T. decussata. Queste tartarughe, originarie dell’America Centrale, possono raggiungere i 40 cm di carapace da adulte e non effettuano il letargo. Di conseguenza, non esiste alcuna possibilità di adozione, né la possibilità di ospitarle in laghetti o centri di raccolta.

Si pensi a un privato cittadino che, ignaro, acquista una tartarughina acquatica in un negozio. Fino a pochi anni fa si sarebbe trovato davanti a una Trachemys scripta, una Pseudemys o una Graptemys; nel 2025, invece, il mercato è dominato dalla Trachemys venusta, una specie di dimensioni notevoli e incapace di affrontare il letargo. In un contesto nazionale che ha già visto migliaia di abbandoni di Trachemys scripta e molti proprietari cercare soluzioni alternative come laghetti privati o progetti di recupero come il nostro, la vendita massiva di questa nuova specie annulla ogni possibile prospettiva di ricollocamento, etico o meno.

Anche per il TartaRescue la gestione di Trachemys venusta rappresenta una sfida quasi insormontabile. Gli adottanti che dispongono di grandi acquari riscaldati indoor sono pochissimi, e anche l’ipotesi di realizzare una serra riscaldata implicherebbe un dispendio economico enorme, senza comunque garantire possibilità reali di adozione. In queste condizioni, il progetto stesso perderebbe la propria efficacia.
Neppure la strategia nazionale dei centri di raccolta per le Trachemys scripta potrebbe funzionare con T. venusta, poiché tali strutture prevedono la permanenza delle tartarughe acquatiche all’aperto per tutto l’anno. Questo comporterebbe inevitabilmente la morte di numerosi esemplari.

I volontari del TartaRescue, supportati dal team di veterinari, hanno già testato la possibilità di un adattamento climatico progressivo, cercando di abituare gli animali al letargo. Tuttavia, in tutti e tre i casi sperimentali condotti a Milano e Roma, il tentativo non ha avuto successo. A partire dai primi di novembre, le tartarughe hanno mostrato segni di malessere come galleggiamento e apatia, costringendoci a trasferirle in vasche riscaldate, nonostante nelle settimane precedenti, più miti, non avessero evidenziato problemi.
Il commercio di Trachemys venusta nei negozi di animali deve quindi essere considerato una delle pratiche meno etiche oggi esistenti. Per questi animali non esiste un piano alternativo: chi le acquista dovrà necessariamente provvedere a mantenerle in grandi acquari riscaldati, perché purtroppo non c’è altra possibilità.
