
A settembre 2025 abbiamo risposto a una chiamata d’intervento della CITES di Verona in seguito al ritrovamento di un esemplare di Carettochelys insculpta sul territorio (oggi chiamato Willy).
L’esemplare che ci è stato affidatoci apre numerose riflessioni di natura economica e sociale legate al commercio delle specie esotiche.
La Carettochelys insculpta è una tartaruga d’acqua dolce originaria della Papua Nuova Guinea. In cattività gli esemplari sono pochissimi, e le eventuali riproduzioni hanno un valore di mercato che si aggira tra i 1300 e i 2000 euro. È una specie che necessita di ampie vasche per nuotare e non effettua letargo.

Pensare che qualcuno abbia deciso di abbandonare Willy ci porta a una considerazione importante: anche le specie più “preziose” per appassionati e allevatori perdono completamente il loro valore quando diventano incompatibili con le aspettative del proprietario.
Il ritrovamento di Willy alza dunque l’asticella della riflessione sul grado di tolleranza e di rispetto che la popolazione italiana mostra verso questi animali.
Non stiamo più parlando di una tartaruga acquistata a 15 euro in un negozio, con informazioni carenti o inesatte da parte del venditore: parliamo di un animale raro, costoso e difficile da reperire persino per gli appassionati.
Per noi del TartaRescue è quindi indispensabile sottolineare l’impatto negativo che la commercializzazione indiscriminata e la diffusione senza controllo di specie esotiche hanno sugli animali stessi e sull’ambiente.
Non tutti dovrebbero poter acquistare un animale esotico: serve un sistema di regolamentazione e garanzia del benessere in cattività, sia sul piano commerciale che su quello delle adozioni, in linea con gli ideali alla base della Convenzione CITES, della Direttiva Habitat e delle normative sull’eradicazione e il contenimento delle specie invasive.

A un mese dal suo recupero, lo stato di salute di Willy inizia a preoccuparci. Superata la quarantena, l’animale ha reagito bene alla vita in cattività e si alimenta regolarmente con vegetali, frutta e pesce, come previsto per la specie. Tuttavia, presenta sintomi complessi: occhi velati, piastrone chiaro con ferite in guarigione, mucose sbiancate. Tutti segnali che possono far sospettare un’infezione batterica, un malfunzionamento epatico o altre problematiche interne.
Quando si ha a che fare con esemplari recuperati, il principale problema veterinario è la mancanza di una storia clinica, e per noi keeper diventa fondamentale stabilire quali esami effettuare per comprendere la reale condizione dell’animale senza rischiare di peggiorarla con terapie troppo invasive.
Questo è complicato anche dalla scarsissima presenza di veterinari specializzati in tartarughe.
Per i cani esistono figure dedicate – oculista, ortopedico, veterinario di base – mentre nel campo dei rettili spesso si è fortunati a trovare un professionista in grado di distinguere una Carettochelys da una Pseudemys, senza colpe ma per mancanza di formazione specifica e domanda annessa.

Tutto ciò deriva anche dal fatto che molti proprietari non portano i loro animali a visite o esami preventivi, sia per una questione culturale che economica.
È emblematico il caso di Chiara e Camilla, una Centrochelys sulcata, per la quale la proprietaria ha speso circa 3.000 euro per una risonanza magnetica, lasciando stupito l’intero team veterinario: nessuno aveva mai visto un proprietario investire così tanto per una tartaruga.
Vi terremo aggiornati sull’evoluzione del caso di Willy, sui suoi progressi e miglioramenti, così da rendervi partecipi delle problematiche reali che affrontiamo quotidianamente e su come potete contribuire, direttamente o indirettamente, ad aiutarci a offrire una seconda possibilità a questi animali straordinari.
